ETERNO
Leon si svegliò spalancando gli occhi all’improvviso.
Come d’abitudine si sfregò la voglia a forma di lampone che aveva sul polso.
Era notte inoltrata, ma nel sonno aveva trovato la risposta al dilemma che da anni ormai lo
affliggeva. S’infilò un paio di jeans e una felpa con il cappuccio ed uscì nell’oscurità del cortile.
La ford borbottò un po’, ma infine decise di partire lasciando una nuvola nera di smog
indistinguibile nella notte.
L’area industriale era mal frequentata, ma non si fece distrarre dal suo obiettivo primario.
Scovò un gruppetto che si scaldava con lingue di fuoco provenienti da un bidone, passò oltre e
finalmente scelse la sua preda, seduta sola in un angolo buio.
Bionda dalla carnagione chiara come la luna e dal volto triste e rassegnato.
Leon si accostò e abbassò il finestrino.
-Quanto prendi per passare la notte a casa mia?-
La bionda non sembrava convinta. Indietreggiò d’un passo.
-Per tutta la notte ne devi scucire di grana, bello!-
-Questo non è un problema.- Disse Leon mostrando una mazzetta arrotolata di biglietti da 50
euro.
La donna entrò in macchina tutta felice e Leon schizzò via verso casa.
-Accomodati, ti porto qualcosa da bere. Che stupido, non ho neanche chiesto il tuo nome.-
Leon richiuse la porta del capannone e si diresse all’angolo bar.
-Mi chiamo Alina.- La donna era nervosa e affascinata al tempo stesso.
Di fronte a lei si estendevano 100 metri quadri colmi di computer che calcolavano grafici,
provette con strani liquidi che giravano come trottole e labirinti composti da tubi trasparenti. Il
tutto formava un balletto caotico, ma ordinato.
-Che cosa sei, una specie di scienziato?- Domandò Alina.
-Mi ritengo un pioniere della chimica neurologica-, disse Leon porgendole un bicchiere di
brandy – anche se molti colleghi mi definiscono un ciarlatano.-
-Grazie per il drink.- Disse Alina. – Allora, hai sborsato un mucchio di soldi, ma qui non vedo
letti o materassi. Vuoi farlo per terra o in piedi?-
Leon sembrò irritato da quella domanda.
-In realtà vorrei che mi ascoltassi e registrassi tutto ciò che sta per succedere con il mio
smartphone.-
-Tutto qui?-
-Tutto qui. Ora mi siederò su questo sgabello e comincerò a parlare. Ho da enunciare una
scoperta che trascende il mondo così come lo conosciamo ed infine mostrerò l’esito
dell’esperimento.-
Soldi facili, pensò Alina.
Non poteva essere più in errore di così.
-Posso avere un altro bicchiere prima di cominciare?- Domandò Alina.
-Serviti pure, ho anche altre bottiglie se vuoi. Hashish, marijuana, cocaina, lsd. Tutto fatto in
casa a chilometro zero. Sai, il mondo della chimica va di pari passo con quello delle droghe.-
Alina sorrise. Gli piaceva il modo di fare di quello sconosciuto alto e magro. Anche se ogni tanto
il suo viso si oscurava, trasmetteva simpatia da ogni poro della pelle.
-Per ora va bene l’alcool. Dopo vedremo.-
Leon prese posto su di uno sgabello e la registrazione ebbe inizio.
-Il mio nome è Leon Gutierrez e non intendo annoiarvi con una biografia dei miei titoli
accademici. Sono uno scienziato e come tale andrò dritto al punto. Ho dedicato la mia intera
esistenza a sintetizzare una particolare proteina che alcuni miei colleghi ritengono non
indispensabile al corretto funzionamento del sistema nervoso. Le mie idee sono sempre state
considerate strampalate, a tal punto da non ricevere alcun tipo di finanziamento per le mie
ricerche, ma non ha importanza. Non serbo rancore di alcun genere, anzi comprendo la difficoltà
nel dare fiducia a una teoria tanto assurda. Ad ogni modo, grazie agli studi sulle scimmie, fui in
grado di estrarla, esaminarla, riprodurla, ampliarla e modificarla. Gli diedi il nome LG85, come
le mie iniziali seguite dal mio anno di nascita e vi assicuro che funziona. Funziona alla grande!
Leon fece una pausa per schiarirsi la gola e bere del brandy, poi riprese.
-La proteina LG85 non è presente né negli animali, né nell’uomo, o perlomeno non durante la
vita di questi. Quello che sto cercando di dire è che questo particolare composto, che ha sede
nell’ipotalamo del nostro cervello, viene prodotto solo e unicamente pochi secondi prima della
morte cerebrale del soggetto e si consuma con una velocità impressionante.
Post mortem non vi è più traccia dell’LG85 in alcuna cellula dell’organismo. Capirete dunque la
difficoltà nel sintetizzarla, ma questo è un altro discorso, più tecnico se vogliamo. Ciò di cui
volevo farvi partecipe è: che cosa fa di preciso la proteina?
La prima ipotesi che mi venne in mente fu che il cervello rilascia la sostanza per agevolare il
passaggio dalla vita alla morte, quindi seda il fisico e calma la mente. Il problema era che dai test
effettuati non vi è traccia di tale comportamento. Un’altra ipotesi era che l’LG85 modificasse la
percezione della realtà dando all’organismo la possibilità di rivivere i momenti migliori della vita
immagazzinati nei ricordi, a cui normalmente non possiamo avere accesso. E qui ci stiamo
avvicinando.-
Altra pausa. Altro Alcool.
-La domanda è: a cosa serve rivivere i momenti più belli della propria vita se il cervello ce li
ripropone solo per alcuni istanti?-
Alina aveva le mani sudate dall’eccitazione. Questo Leon Gutierrez doveva essere un genio
incompreso e, magari per una volta, la vita le stava sorridendo.
-La mia teoria – continuò Leon – è che la funzione dell’LG85 non si limita a far rivivere i
ricordi, ma anche a dilatare la percezione del tempo così come ne abbiamo esperienza. Einstein
ci dice che il tempo è relativo, cioè che può cambiare a seconda del soggetto osservatore. Ma al
nostro interno, nei meandri della mente come si comporta? Perché quando ci annoiamo sembra
scorrere lento, mentre quando siamo indaffarati vola via in un lampo? Perché con il passare degli
anni si ha l’impressione che tutto cambi più velocemente?
Secondo i miei studi l’LG85 non è solo in grado di rallentare il fenomeno che noi percepiamo
come scorrere del tempo. Io sono convinto che lo fermi. Per sempre. Al momento della morte
veniamo cristallizzati in una bolla di ricordi meravigliosi per godere della felicità. In eterno.
Per tutti gli altri osservatori il tempo continuerà la sua inevitabile corsa in avanti, ma i morituri
saranno graziati dalla gioia perenne, circondati dai propri cari in una danza di memorie
aggraziata e benefica e godranno del meritato riposo.
Ma tutto questo rimane solo una teoria. Per questo motivo ho deciso di promuovere questo video,
affinché tutti sappiano la bellezza che ci attende al di là della vita. Affinché la gente smetta di
avere paura. In sostanza servono prove. La scienza si basa sulle teorie, ma perché venga
considerata tale, deve essere verificata.-
Alina si sentiva brilla, quanto brandy aveva ingurgitato?
-Possiamo fare una pausa, Leon? E’ tutto molto interessante, ma credo di aver alzato troppo il
gomito.-
Leon la accompagnò ad una poltrona dall’aria molto comoda.
-Non ti preoccupare, mia cara. Riposa un po’. Finiremo il video più tardi.-
Alina riuscì appena ad infilare la mano in tasca e a premere quella cosa.
Non appena si sedette avvertì le palpebre farsi pesanti e l’ultima cosa che vide fu il suo ospite
che armeggiava tra le ampolle e i circuiti.
Poi l’oscurità l’avvolse.
Quando riaprì gli occhi si sentiva ancora confusa. Provò a controllare l’ora, ma qualcosa non
andava. Il suo polso non voleva muoversi. Abbassò lo sguardo e con orrore notò di essere legata
a quella dannata poltrona. Provò ad urlare, ma il nastro adesivo sulla bocca glielo impedì.
Figlio di puttana, pensò. Quel maniaco mi ha drogata e legata e ora…
Leon si avvicinò suadente e le poggiò una mano sulla spalla. L’altra la teneva nascosta dietro la
schiena.
-Mia cara, non hai idea dell’onore che ti ho riservato questa notte. Tu sarai la prima. Il primo
essere vivente a sperimentare l’eternità pur restando in vita.-
La mano uscì dalla schiena. Stringeva un’enorme siringa con un liquido arancione all’interno.
-Ti presento la mia creatura!- Esclamò Leon soddisfatto. -Questo che vedi è la concentrazione
più pura di LG85 che io sia mai riuscito a produrre.-
Alina provò a divincolarsi, ma le legature a polsi, caviglie e collo erano troppo strette.
-Non ti agitare così. Ti sto dando l’opportunità di vivere in eterno senza più tormenti e
angosce. Insieme capiremo come la proteina agisca sul cervello e come poterla sfruttare a nostro
piacere, ogni qualvolta lo desideriamo. Siamo esploratori, Alina. A noi spetta l’arduo compito di
vedere ciò che la gente comune non vede. Sarà un passo in avanti epocale, vedrai. Da questa
notte cambierà tutto. Il concetto stesso di tempo come dimensione dovrà essere completamente
rivisto. –
Alina strinse i pugni. Ci teneva alla sua vita, nonostante ora non fosse nulla più di una puttana da
quattro soldi, aveva studiato economia nel suo paese per diversi anni e negli ultimi tempi era in
contatto con un’agenzia che l’avrebbe aiutata a uscire dal giro della prostituzione. Non voleva
morire in quel modo. O ancora peggio rimanere cristallizzata per sempre in una dimensione
creata dalla sua mente. Leon era pazzo, non aveva più dubbi su questo.
Per fortuna poco prima di crollare sulla poltrona era riuscita ad attivare il gps fornitole da Yuri.
Ora non le restava che pregare che il suo pappone non fosse ubriaco in qualche pub.
Leon preparò lo stantuffo e lo appoggiò nell’occhio destro di Alina.
-Vedi, tesoro, da qui la proteina arriverà diretta nel tuo ipotalamo. Velocizzerà le cose. Non ti
preoccupare, non sentirai nulla. Accogli l’eternità dentro di te e rendi il mondo un posto
migliore!-
Nello stesso istante la porta del capannone venne sfondata e Yuri fece la sua comparsa in gran
stile.
Leon si voltò di scatto.
-Questo è un party privato e lei non è stato invitato!- Disse Leon con voce stridula.
Yuri, cresciuto nella malavita, non era uomo di tante parole.
Con un balzo si avventò sullo scienziato e lo scaraventò a terra tra le sue pozioni magiche.
Poi sciolse le corde e liberò la sua protetta.
Alina si alzò in piedi ancora frastornata, si strappò il nastro adesivo dalla bocca e si diresse
verso Leon. Vide che la siringa con l’LG85 era rotolata a pochi metri da lui. La raccolse e gliela
conficcò nell’occhio.
-Tenga dottore, assaggi un po’ della sua medicina.-
E spinse lo stantuffo.
In principio non successe nulla. Vide Alina sputargli in faccia e poi andarsene insieme al suo
protettore. Poi avvenne, e non era per niente come se lo era immaginato in tutti gli anni di
ricerca. Fu investito da un’intera gamma di colori sempre più intensi e accecanti. La lancetta
dei secondi dell’orologio appeso alla parete rallentò sempre più, fino a fermarsi. Poi cominciò a
scorrere all’indietro. Sempre più veloce.
Le sue ricerche, la depressione, l’università, gli amici che lo abbandonavano, il liceo, la morte
dei suoi genitori e sua sorella in quel dannato incidente aereo, le scuole medie, le prime cotte,
suo padre che gli regalò una scatola di trucchi magici per far sbalordire gli amici, le partite a
pallone, la volta che si sbucciò un ginocchio nel cortile della scuola, l’asilo nido, gli
omogeneizzati e la poppa della mamma, il trauma della nascita, le giravolte dentro l’utero, le
prime parole dolci di sua madre, le dimensioni quantiche della sua essenza.
Poi tutto si fermò in uno stallo temporale che andava oltre la sua comprensione.
Pianeti, stelle, galassie. Tutto girava e girava. Tornavano all’origine. Il tempo cessò di esistere
così come lo spazio. Nella notte più buia era rimasto da solo con sé stesso.
Dall’oscurità apparve un puntino luminoso. Un piccolo focolare nelle tenebre. Leon si astrasse
verso di esso e una voce disse:
L’eternità non ha un inizio né una fine. E’ un cerchio che si ripete e si ripete e si ripete
Quindi ora dimmi, fragile umano, a cosa ti ha condotto questa ricerca del sapere? Ora
tornerai, ma non come immagini tu. Io sono Karma e indicherò la via affinché tu non possa più
nuocere.
Il professor Forti si rivolse ai suoi colleghi di biologia.
-Laura, portami il ratto numero 3, quello con la voglia a forma di lampone sulla zampa.-
Laura non se lo fece ripetere due volte, anche se provava una pena infinita per quelle bestioline.
-Oggi è il tuo turno, bello!- Disse Forti prima di iniettare il liquido della siringa.
-Che cos’è, professore?-
-Malaria.- Disse Forti. – E non guardarmi in quel modo, la ricerca deve andare avanti.-
Osservò gli occhi rossi del ratto che sembravano supplicare, poi aggiunse:
-Anche dovesse volerci un’eternità.-