METEORE
Scelsi una pietra a caso e la lanciai verso il lago.
Restai immobile ad osservare incantato le increspature dell’acqua che si diramavano
concentriche in ogni direzione. Onde in movimento.
Mi strinsi le braccia attorno al petto e volsi lo sguardo alla volta celeste che, priva di
inquinamento luminoso, sembrava così vicina e penetrante.
-Non riesci a dormire, vero?-
Mi voltai e intravidi un’ombra avvicinarsi alle sponde del lago.
Carola.
-Quassù è tutto così tranquillo, – dissi – non sono abituato al silenzio della natura.-
-Già, dovresti provare a dormire con Lollo. Russa così tanto, quel ragazzo ha un martello
pneumatico al posto del naso.-
Una risata sincera squarciò il silenzio.
-Quasi quasi vado a prendere il sacco a pelo e mi corico qui sotto le stelle.- Dissi.
-Facciamolo!-
Sentii la sua mano che afferrò la mia. Era calda e asciutta, piacevole al tatto. Un brivido mi
attraversò tutto il corpo.
-Non rischiamo di congelare?-
-Andiamo, siamo in piena estate. Io sarei più preoccupata dei lupi.-
-Ecco, così mi hai convinto.- Ero emozionato e imbarazzato, per fortuna l’oscurità della notte
celava il rossore apparso sulle gote.
-Forza, Giò! Ci rivediamo qui tra dieci minuti, ok? Ti proteggo io dal Grande Lupo Cattivo.-
Cavolo, quella ragazza sapeva essere decisamente convincente.
Rientrai nella mia camera del rifugio in punta di piedi e con il cuore che rimbalzava nel petto.
Gli altri escursionisti dormivano alla grande e nella stanza si annidava un terribile miscuglio di
piedi sporchi, alito di vino e scoreggie ai chiodi di garofano.
Era meglio l’aria fresca vicino al lago.
Con Carola.
Raccolsi in silenzio la mia roba e tornai fuori sotto le stelle. Lei non c’era ancora.
Srotolai il sacco a pelo su di una roccia che rifletteva la luce della luna e mi avvicinai
nuovamente al lago. Il paesaggio era incantevole, le aspettative della notte di fronte a me ancora
di più. Mi sentivo come un ragazzino alle prime cotte. Goffo e impacciato. Volsi lo sguardo al
firmamento celeste.
E quella cosa venne giù come un missile dal nulla.
Una palla infuocata che si schiantò sulla montagna al di là del lago. Potei vedere solo per un
istante l’intensità della meteora. La notte divenne giorno, poi fu buio di nuovo.
Nessun boato, nessun tremore nella terra. Com’era possibile? Eppure quel pezzo di roccia
incandescente era appena sceso dal cielo, quindi…
-Hai fatto in fretta.-
Carola comparve al mio fianco e per poco non le urlai in faccia dallo spavento.
-L’hai visto anche tu?- Domandai.
-Visto cosa?-
-Credo di aver appena assistito alla caduta di un meteorite.-
-Wow. Stelle cadenti? Fico.-
-No, non capisci. Ho visto una palla infuocata scendere oltre la riva del lago, nell’avvallamento
della montagna.-
-Scherzi? Non ho sentito nulla.-
-Neanche io. E tutto ciò è molto strano.-
Carola sembrava pensierosa e divertita al tempo stesso.
-Se è caduta laggiù avremmo dovuto sentirla, a meno che…-
-A meno che?- Domandai irrequieto.
-A meno che non abbia rallentato poco prima dell’impatto.-
-Una meteora non rallenta la sua caduta verso la terra, questo è ridicolo.-
-Vero, sempre che non si tratti di qualcos’altro.-
-Cosa intendi per qualcos’altro? Ti avviso che non credo agli omini verdi.-
-Anch’io – disse Carola stringendo i lacci degli scarponi – non credo che siano verdi.-
Si girò verso me e fece l’occhiolino, poi s’incamminò lungo la sponda del lago.
-Cosa credi di fare?- Le urlai.
-Semplicemente una passeggiata sotto le stelle. Avanti, Mulder, mica vorrai farmi andare tutta
sola.-
Se non avessi detto nulla, pensai allacciandomi i maledetti scarponi, a quest’ora saremmo stati a
fare baldoria dentro al sacco a pelo.
Avanzammo a piccoli passi per paura d’inciampare.
Una volta raggiunto il lato opposto del lago, la vallata sottostante ci apparve nella penombra
della luna. Nessun cratere. Nessun incendio. Nessuna traccia di ciò che avevo appena visto.
-Allora, Giò, ora dobbiamo scendere. Secondo te da che parte andiamo?-
-Cosa vuoi che ne sappia, non ho visto il punto d’impatto.-
-Andiamo, prova a ricordare.-
Chiusi gli occhi e ritornai con la mente alla palla infuocata che aveva appena illuminato il cielo.
-Ok, se dovessi seguire una traiettoria immaginaria basata sui ricordi, direi da quella parte,
verso gli abeti.-
Carola socchiuse gli occhi e mi diede un leggero colpo col gomito.
-Sembra non esserci nulla laggiù, e forse proprio per questo potrebbe essere il punto giusto.-
-Non per fare il guastafeste, ma ho idea che sia parecchio pericoloso avventurarsi di notte giù
dalla montagna.-
-Tira fuori lo spirito d’avventura, Giò! Una situazione del genere potrebbe non capitare più
nella vita.-
-Sì, be’, lo spero.- Dissi.
Poi, passo dopo passo, ci avviammo in discesa giù dal monte, verso un futuro che nessuno
avrebbe mai potuto immaginare.
-Qui non c’è niente, dannazione!- Esclamò Carola frustrata.
Avevamo raggiunto il punto da me indicato senza trovare la minima traccia di un qualunque
oggetto caduto dal cielo. Dopo quasi un’ora di ricerca nelle aree limitrofe avevamo perso le
speranze.
-Ok -, dissi – forse me lo sono solo immaginato.-
-E me lo dici ora?-
-Insomma, tu dici di non aver visto nulla. Non ci sono altri testimoni. Magari è così.-
-No, un osservatore c’è stato, quindi il fenomeno è avvenuto.-
-Intendi dire che se io non l’avessi vista, quel fenomeno non sarebbe mai accaduto?-
-Ora non metterti a fare filosofia.- Disse Carola seccata.
-In realtà sarebbe meccanica quantistica…
-E’ la stessa roba. Ora ragioniamo.-
Si portò una mano al mento e cominciò a passeggiare su e giù tra gli abeti.
-Noi siamo partiti dal presupposto che fosse una meteora o magari un satellite.-
-Quindi?-
-Quindi un oggetto del genere cadrebbe secondo le normali leggi della fisica e la sua traiettoria
lo porterebbe in questa zona, giusto?-
-Giusto, ma qui non c’è un bel niente e questo lo abbiamo appurato.-
-Esatto e credo di sapere il perché. Seguimi.-
Mi affrettai per starle dietro, aveva una buona gamba da escursionista. E non solo.
Salimmo di una cinquantina di metri.
-Potresti spiegare anche al resto della classe?- Domandai.
-Immaginiamo per un momento che l’oggetto non abbia seguito le normali leggi, ciò significa
che ha impresso una forza opposta alla caduta.-
-Ok, ha rallentato, come dicevamo prima.-
-Esatto, a quel punto si sarebbe trovato sopra la vallata con una scelta da compiere.-
-Quale scelta?-
-Quella di dove atterrare.-
Ci arrampicammo ancora un po’ tra le rocce, poi ci girammo e lei indicò un punto sulla destra.
-Non sono un pilota, – disse – ma se dovessi scegliere una zona sicura, sarebbe laggiù. C’è una
spianata in mezzo ed è circondato da alberi per potermi nascondere.-
Tutta quella storia stava prendendo una brutta piega. Carola era sempre più eccitata ed io, che
dentro di me avrei voluto tornarmene in riva al lago ad amoreggiare, non potevo far altro che
seguirla come stregato dalla sua passione travolgente.
Percorremmo in silenzio il resto del tragitto fino al punto da lei indicato.
Avvertivo l’elettricità nell’aria. Sembrava che fosse stata liberata una grande fonte di energia che
ora permeava l’aria tutt’intorno a noi. I lunghi capelli lisci di Carola si alzarono dalle spalle
puntando al cielo. Sentii una scossa percorrermi la spina dorsale e i peli sulle braccia prendere
vita.
-Ora sì che ci stiamo avvicinando!- Esclamò Carola.
-Tutto questo non mi piace.-
Non riuscivo a staccarmi di dosso quella fastidiosa sensazione di pericolo.
-Guarda!-
-Cacchiarola!- Fu l’unica parola che uscì dalla mia bocca alla vista che mi si era presentata
davanti.
L’oggetto c’era e non c’era. Si vedevano gli alberi attraverso e anche il sentiero che conduceva
oltre la vallata.
Eppure era lì, davanti ai nostri occhi.
-Tecnologia Stealth, forse.- Disse Carola.
-Non ti avvicinare, potrebbe essere roba del governo.-
-Il governo non sarebbe neanche in grado di accendere una lampadina con il comando vocale,
figurati una cosa del genere.-
-Magari non il nostro, ma altri governi ne sarebbero in grado.-
-Potrebbe essere il nuovo giocattolo di Elon Musk.-
Carola allungò una mano verso l’oggetto misterioso e i capelli le si rizzarono ancora di più.
-Non fare la sciocca!- Dissi bloccandole la mano. -Non abbiamo la minima idea di ciò che
abbiamo davanti, ma di sicuro sprigiona una strana energia.-
-Proprio perché non sappiamo nulla, dobbiamo interagire. Magari si tratta solo di un drone
ultrasofisticato, ma se così non fosse…sai cosa significa?-
Lo sapevo eccome.
Mi strattonò e mollai la presa.
-Prego – dissi – se hai tutta questa voglia di farti fulminare, procedi pure.-
Nell’esatto istante in cui il palmo della sua mano si appoggiò alla superficie traslucida
dell’oggetto, fummo inondati da una luce bianca e accecante.
-Carola!-
-Sono sempre qui. Sta succedendo qualcosa, lo sento!-
Un attimo dopo tornò l’oscurità. La presi per mano e indietreggiammo di qualche passo.
Poi comparve un buco nell’estremità inferiore della nave.
-Sembra nanotecnologia!- Esclamai stupefatto.
Non c’era bisogno che mi voltassi verso Carola per sapere che la sua bocca era spalancata quanto
la mia.
Una figura comparve dal buio della notte più lunga della mia vita e cominciò ad avvicinarsi a
noi.
Contemporaneamente una soave melodia prese vita nella mia mente.
-La senti anche tu?- Domandò Carola.
-Comunicano telepaticamente. Credo stia cercando di sintonizzarsi sulla nostra frequenza. Tu lo
vedi?-
Carola non mi rispose. L’aveva visto.
La melodia nella testa si trasformò prima in singole note, poi in numeri, infine in lettere.
Salute, abitanti del pianeta Terra. Vengo da voi con la richiesta più nobile tra le intenzioni.
Liberate i nostri simili e non vi verrà fatto alcun male. Ripeto, non è nostra intenzione nuocere
alla vostra salute, ma dovete restituirci i pionieri della nostra specie che giunsero sul pianeta
tanti anni fa e che ora reclamiamo di diritto. Liberateli, restituiteli a noi, e andremo via.
Rifiutatevi e vi annienteremo.
Ero confuso. Stava comunicando solo con noi due o con il mondo intero? Qualcosa mi suggerì la
seconda ipotesi. La figura avanzò di un altro passo e si mostrò a noi.
Non potevo credere ai miei occhi.
Un gatto tigrato dagli occhi vispi si avvicinò alle nostre gambe emettendo fusa continue. Mi
voltai verso Carola, era stupefatta quanto me. Mi chinai per accarezzarlo e il micio si sollevò
sulle zampe posteriori e si sfrego il muso sulle mie dita. Le fusa continuavano a sferzare il
silenzio della notte.
Restituiteci i nostri simili – riprese la voce nella mente – e non vi verrà fatto alcun male
Rifiutatevi e vi annienteremo
Il micio si strusciò ancora un po’ tra le mie gambe, poi si avvicinò a Carola e pretese un’altra
dose di coccole. Poi si leccò una zampina e si diresse verso l’astronave invisibile.
Prima di tornare nell’immensità dello spazio profondo, si inseguì la coda come una trottola e si
leccò per bene il pelo tigrato.
Avete un mese di tempo. Torneremo con una Nave Cargo Regina per trasportarli tutti.
Lunga vita al felino!
Mi girai verso Carola. I suoi capelli erano tornati normali. Mi grattai la testa imbarazzato.
Lei si voltò e riprese il sentiero verso il rifugio.
-Ma che cazzo!- Disse sbuffando tra una pietra e l’altra.