IL FARO
Mentre attendevo in silenzio il mio turno notai il pesce.
Mi guardava con occhi inespressivi, ma carichi di compassione. Forse anche lui aveva intuito che
qualcosa mi innervosiva. Sì, magari anche la palma di fianco all’acquario avrebbe voluto
dirmene quattro, ma cercai di non farmi distrarre. Dovevo rimanere concentrato.
Da dietro il palco comparve una donna smilza e lunga. Controllai che non ci fossero spifferi di
vento che la potessero soffiare via, poi le andai incontro e le strinsi la mano.
-Ok, giovanotto-, disse la smilza – qui non siamo al solito reality show per baggianate e
fenomeni da circo.- Avvicinò il naso appuntito al mio viso, come per fiutare la puzza d’imbroglio
dai pori della pelle, poi aggiunse: -le persone in platea non sono solo giornalisti. Stiamo parlando
di scienziati, ricercatori, addirittura qualche premio Nobel. E tu, amico mio, sei riuscito a farli
incuriosire tutti. Ora dovrai dare una dimostrazione dal vivo delle tue capacità. E ricorda che sei
in diretta streaming!-
Perfetto, pensai. Proprio quello che volevo.
-Signora, non vi deluderò. Ciò che ho da dire e da mostrare cambierà tutto. Per sempre. Si
metta comoda anche lei.-
Lasciai la smilza ai suoi turbamenti e feci il mio ingresso sul palco.
Una volta dentro, il vociare chiassoso divenne prima un brusio leggero, poi si spense del
tutto. La luce blu aggrediva i miei occhi e a stento riuscivo a vedere il pubblico, ma ero
esattamente dove dovevo essere: davanti agli occhi del presente.
-Buonasera a tutti. Ho deciso di mostrarmi al mondo dopo che una serie di eventi
imprevisti hanno modificato le mie priorità.-
Flash di macchine fotografiche e borbottii mi diedero uno schiaffo in faccia.
-Facci vedere come fai!- Urlò qualcuno dalla galleria, un attimo prima di essere cacciato
fuori.
-Capisco la difficoltà, – continuai – ma dovrete avere un po’ di pazienza. Prima della
dimostrazione pratica, vorrei condividere con voi alcune scoperte. Poi avrete modo di vedere con
i vostri occhi.-
Il silenzio mi fece capire che li avevo catturati. Bene, il primo passo era fatto.
-Tutti quanti già sapete da dove vengo e avrete visto nei video che circolano in rete cosa
sono in grado di fare. Il fatto che siate qui non dimostra che crediate che ne sia capace, anzi,
dimostra il contrario, per lo meno per la maggior parte di voi. Vorrei fare una breve introduzione.
Nel luglio del 1949 Albert Einstein pubblicò un articolo per il suo 70esimo compleanno per fare
un regalo al suo amico matematico Kurt Gödel, in cui annunciava che in questo mondo,
viaggiare nel passato è teoricamente possibile. O per lo meno influenzarlo. Da qui nasce la teoria di Gödel sull’universo rotante che permetterebbe di tornare indietro nel tempo.-
Un colpo di tosse ruppe il silenzio dell’auditorium. Alzai la mano destra e intimai la
calma.
-Oggi sapete che l’universo non ruota, ma i fisici si divertono tutt’ora a formulare ipotesi,
in quanto nessuna legge della fisica impedirebbe un viaggio temporale. Frank Tipler, ad esempio,
scavalcò il problema ipotizzando di prendere un’enorme massa cilindrica e farla ruotare. A quel
punto i viaggiatori dovrebbero solo avvicinarsi abbastanza per fare qualche giro intorno al
cilindro e voilà, viaggio nel passato. Di fatto non è così semplice. Quando parliamo di muoversi
verso il futuro basterebbe usare la gravità di un buco nero o l’accelerazione di un corpo nello
spazio (vicina a quella della luce, ovviamente) ma se parliamo del passato, be’ le cose si
complicano. Il problema dei paradossi sembra invalicabile.-
Feci una pausa per bere acqua fresca. Altri flash, altri brusii. Potevo percepire l’impazienza del
mio pubblico. Avrei dovuto tagliare parte del discorso e passare alla pratica.
-Il paradosso del nonno (se tornassi indietro nel tempo e causassi la morte di mio nonno
prima del concepimento di mio padre, non potrei esistere) è tutto sommato concepibile: una serie
di eventi potrebbe impedirmi di causarne la morte eccetera eccetera.
Al contrario il paradosso dell’artista non ha soluzione apparente: in Ritorno al futuro Marty
suona Johnny B. Goode di Chuck Berry al ballo della scuola e il cugino del giovane Chuck gli
suggerisce al telefono la melodia. Allora chi è il creatore di quel pezzo? Nessuno, secondo il
paradosso.
Nonostante ciò nessuna legge della fisica, come detto prima, impedisce materialmente il viaggio
nel tempo. Proprio per questo gli scienziati si prodigano tanto. Sanno che manca qualcosa.
Qualcosa di fondamentale.
Io sono qui oggi per donarvi una piccola spinta nella direzione giusta.-
Infilai la mano nella tasca dei jeans e strinsi il seme tra le dita. Lo appoggiai sul tavolo di
legno posto davanti a me.
-Questo è il seme della pianta del tempo. Dovrete assicurarvi di farlo crescere a una
distanza minima di sicurezza, Marte per esempio. Le istruzioni per la sua coltivazione sono
riportate nel manuale che ho divulgato in rete. Ci vorranno parecchi anni, ma crescerà, fidatevi.
Diverrà un cilindro rotante a tutti gli effetti.-
Un anziano in prima fila si alzò in piedi, scavalcò la stampa e salì con fatica i gradini del
palco. Nessuno lo fermò. Giunto al mio fianco appoggiò una mano sulle mie e cominciò a
piangere.
-Perché non sei venuto prima?- Domandò.
Asciugai con un dito le sue lacrime e lo baciai sulla guancia. Aveva un buon sapore di
dolce misto al salato.
-Perché non esiste un prima, né un dopo. Tra un po’ di anni, quando la pianta sarà
cresciuta, lo capirete. Per il momento dovete solo avere un po’ di fede.-
-Io voglio credere, ma…-
Il mondo intero era in silenzio.
-Capisco,- dissi – ora fa’un passo indietro.-
Il vecchio si scostò leggermente. Due uomini con la maglietta STAFF salirono sul palco portando
una sedia di vimini intrecciati e la adagiarono di fronte a me, poi senza incontrare il mio sguardo,
se ne andarono. Probabilmente quella sedia era stata appena controllata ai raggi x e in miliardi di
altri modi possibili. Non aveva alcuna importanza.
Sollevai la mano destra e, come un abile maestro d’orchestra, cominciai a dettare il tempo.
La sedia non ci pensò su due volte e si sollevò da terra roteando leggiadra.
Le mascelle del pubblico quasi si slogarono stupefatte per la meraviglia.
-Si tratta di una sinergia- dissi – una collaborazione tra particelle a cui non siete ancora
pronti, ma ci arriverete un giorno. Non voi magari, ma i figli dei vostri figli saranno in grado di
spiegare ciò che oggi vi appare come una magia. Il turbamento è normale, secondo la logica io
non dovrei neanche essere qui, eppure ci sono e per un motivo fondamentale: darvi speranza.-
Abbassai la mano e lasciai che la sedia si riaccomodasse al suo posto. Sei stata una brava sedia,
pensai.
-So che state vivendo un periodo difficile, costellato da abissi che fanno mancare il fiato.
So che state precipitando in caduta libera verso un destino incerto, nebuloso e siete afflitti da
ansie e timori che vi portano a vedere le cose in maniera negativa. Ma so anche che vi rialzerete.
Lo faremo insieme, la razza umana è destinata a grandi cose, non avete la più pallida idea di
quanta luce ci sia nel futuro. Ora avete bisogno di un faro.-
Con il movimento di un dito feci levitare il seme appoggiato sul tavolo di legno e con la sinistra
vi puntai tutti i riflettori in modo da renderlo il Vero protagonista.
-La pianta del tempo sarà il vostro Faro!- Dissi.
Sin da bambino sono sempre stato appassionato di storia, quindi sapevo che il momento era
giunto. Chiusi gli occhi e inspirai aria fresca nei polmoni. Lo sparo giunse soffice nel petto, non
aggressivo come l’avevo immaginato. Lo accolsi con serenità.
-Impostore!-
Il mio assassino l’avrebbe fatta franca, ma questa è un’altra storia.
Crollai sul palco, il gusto ferroso del sangue non era poi così male.
Dopo un lungo viaggio, finalmente potevo riposare. Chiusi gli occhi e sorrisi.
Con il tempo capiranno, di questo ero sicuro.