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LA PIRAMIDE SULLA COLLINA

Lunga vita alla narrativa!

LA PIRAMIDE SULLA COLLINA

-Se mia madre ci scopre siamo nei guai.-
Amanda versò un altro bicchiere di limonata ghiacciata, osservò curiosa la condensa che si era
formata sulla plastica, poi lo passò a Gabriele.
-Smettila di lamentarti e bevi questa-, disse. -Fa’ piano che è fredda.-
-Cavolo, ci saranno quaranta gradi!-
-Il termometro segnava quarantadue una mezz’ora fa.-
Gabriele trangugiò la limonata con un’espressione di godimento stampata sul viso paffuto.
-Questa sì che è roba buona!- Disse soddisfatto. -Dici che riusciremo a farne altra?-
Amanda gli lanciò un’occhiataccia, poi volse lo sguardo oltre il confine della staccionata.
Ancora nulla. Nessun movimento tra gli alberi della pineta, né tra i gialli campi di colza che suo
padre coltivava.
-Accidenti! Dove si è cacciata?-
-Vedrai che torna-, disse Gabriele versandosi altra limonata. -Avrà stanato qualche lepre e
la starà rincorrendo tra i campi.-
Amanda si passò una mano sulla fronte per togliere un po’ di sudore.
-Quanti anni hai, Gabri?-
-Ne compio quattordici il mese prossimo.-
-Ecco, io ne ho compiuti sedici da poco, quindi l’adulta sono io. Mia madre mi paga per
dare un’occhiata a te e Trudy. Sai quanto sia affezionata a quel cane, e se ora non torna sarò di
sicuro punita.-
Raccolse una pietra dal cortile e la lanciò in mezzo ai campi coltivati. -E sabato devo uscire con
Tommy, capisci? Non posso permettermi una punizione.-
-Quindi? Io cosa posso farci?-
-Sei il mio fratellastro e di sicuro non posso lasciarti a casa tutto solo. Significa che
dovrai venire con me a cercare quella stana-lepri di Trudy.-
Gabri si allargò la maglietta che si era appiccicata al torace dal caldo.
-Io non ho voglia di vagare per i campi sotto il sole. Se ci tieni a farti cuocere, va’ pure.
Ti aspetto qui in veranda all’ombra.-
-Io, io, io. Non sai pensare ad altro che a te stesso!- Disse Amanda prendendogli una
mano sudaticcia.
-Se non muovi subito quel culo grasso, mostrerò a papà la cronologia del tuo tablet!-
-Spiona!-
-E tu sei un pippaiolo. Forza, andiamo a cercare quello stramaledetto cane, prima che mi
venga un esaurimento nervoso.-
Così, con guinzaglio alla mano, fratello e sorella s’incamminarono oltre il confine della loro
casa, ignari che occhi avidi li stavano contemplando con ingordigia.
-Trudy! Dove sei, bella?- Amanda si guardò intorno. Solo colza gialla, nessun segno del
golden retriever di sua madre.
-Accidenti, Ami, rallenta!- Gabri non riusciva a stare al passo della sorella, nonostante
negli ultimi mesi si fosse alzato di diversi centimetri, Amanda restava più alta di lui di circa una
spanna.
-Dovresti mangiare meno merendine, ciccio!-
-Ho solo le gambe più corte delle tue, tutto qui! Mi stai bullizzando, lo dico a papà!-
-Ma dillo un po’ a chi vuoi. Sai che ti dico, se non ti muovi ti lascio qui al sole a
scioglierti come burro.-
Ami si parò dalla luce accecante del sole con una mano. Avrebbe voluto fischiare con le dita, ma
non era mai stata in grado di impararne la tecnica.
-Dovremo attraversare la pineta-, disse sbuffando. -Non si era mai allontanata tanto prima
d’ora, deve aver fiutato qualcosa di grosso.-
-Almeno ci sarà l’ombra.-
Giunti dentro la pineta, si fermarono a prendere fiato. Gabri aprì il marsupio e prese la borraccia
termica con la limonata. Si dissetarono in silenzio, poi la ricerca del cane scomparso proseguì
con affanno.
Era più di un’ora che gridavano il suo nome senza risultati. Forse, pensò Ami, potrebbe
essere morta o peggio, ferita e immobile in qualche fossato. Spero solo che non abbia preso la
rabbia come in quel vecchio libro di Stephen King. Trudy non era grossa come un san bernardo,
ma con la bava alla bocca e i denti di fuori poteva fare paura. Si scrollò di dosso quei pensieri
malsani e si sedette su di un masso al limitare della pineta.
-Ti arrendi?-
-Non ne ho alcuna intenzione. Ho solo bisogno di ragionare.-
-Ok.- Gabri si sedette al suo fianco. -Se ha inseguito una lepre, non può essere che in
questa direzione, non trovi?-
-Credo di sì. Quante volte ho detto di metterle un collare GPS? Ma no, questa famiglia
rifiuta qualsiasi tipo di tecnologia. Tra un po’ manco il telefono e il tablet ci compravano,
neanche fossimo reclusi in mezzo al nulla.-
-A dir la verità un po’ lo siamo, basta guardarsi in giro. Non c’è nulla per chilometri da
queste parti!-
-Zitto!- Disse Amanda.
-Non posso mai dire la mia su…-
-Silenzio, sciocco!-
Un uggiolio lontano li fece rabbrividire.
-Ma che diavolo?!- Gabri si alzò e sarebbe scappato a gambe levate se non fosse stato per
Ami che lo afferrò per la maglietta imbrattata di sudore.
-E’ lei! E’ Trudy!-
-Non ha mai fatto un verso del genere. Torniamo indietro, Ami, ho paura.-
Amanda lo trascinò letteralmente fuori dalla pineta.
-Avanti, mio giovane padawan. La paura è la via per il lato oscuro.-
-Ma vaffanculo!-
-Non vuoi neanche sapere se sta bene?-
Appena fuori dall’ombra degli alberi una visione terrificante si presentò loro:
una piramide di pietra si ergeva sopra la collina in tutta la sua mistica maestosità.
-E quella da dove cavolo spunta?- Domandò Gabri.
-Non ne ho idea, ma di sicuro non l’hanno costruita nel giro di una notte.-
Amanda riconobbe la paura. Non di qualcosa di tangibile, ma come una forza che l’aveva appena
colpita alla bocca dello stomaco. Trascinò il fratello su per i campi, verso l’ignoto.
Da vicino la costruzione era ancor più stupefacente.
Costituita da blocchi di pietra incastrati uno sull’altro, la piramide comparsa dal nulla
troneggiava in cima alla collina. Deve essere alta almeno dodici metri, pensò Amanda. La
struttura sembra rozza, quasi primitiva. Fa venire i brividi, accidenti.
-Eccola!- Strillò Gabri indicando un punto vicino alla piramide.
Trudy, il golden retriever, stava abbaiando come una forsennata contro uno dei blocchi di
pietra.
-Prendiamola e filiamo via di qui.- Ami si mise a correre in direzione del cane, inciampò
tra i ciuffi d’erba, cadde, si rialzò e ciò che vide le fece rizzare i capelli biondi sulla testa.
Il blocco base della piramide si stava muovendo.
-Trudy, NO!-
Ma era troppo tardi. Il Golden era entrato nel cunicolo. Dentro la piramide.
-Non pensarci neanche, sorella! Io lì dentro non ci metto piede.-
Amanda stava valutando la situazione. Il blocco si era mosso da solo, apparentemente senza
tecnologia alcuna. Forse si trattava di un meccanismo a tempo? Quanto ne avevano prima che si
richiudesse lasciandoli intrappolati? Di certo non poteva mettere in pericolo Gabri, ma neanche
tornare a casa senza Trudy. E poi, cazzo se era curiosa.
-Avanti, faremo luce con la torcia del telefono.- Disse.
-E se incontriamo una mummia?- Gabri aveva la tremarella alle gambe.
-Ma quale mummia d’Egitto. Vedrai che si tratta di qualche trovata pubblicitaria.-
Amanda lo afferrò di nuovo per la maglietta. -Vedrai come farà fresco là dentro.-
L’aria era gelida. Il fiato usciva vaporoso dai loro respiri affannati dalla paura. Le pareti erano di
pietra, mentre il pavimento sembrava terra umida simile al tufo. Terra che lasciava impronte.
Impronte di Trudy che aveva fiutato qualcosa. Qualcosa che a sua volta lasciava altre impronte.
Impronte di piedi scalzi.
Piedi lunghi quasi un metro.
-Ok, non facciamoci prendere dal panico!- Amanda decise in quel momento che la sua
curiosità era appena terminata.
-Andiamo via, torneremo con mamma e papà.-
-L’avevo detto fin da subito.-
Si voltarono. La luce del giorno sembrava un puntino lontano, per quanto si erano allontanati.
-Forza, Gabri, diamoci una mossa.-
D’un tratto, qualcosa le strisciò sulla gamba e un urlo di terrore le uscì dalla gola. Il telefono le
scivolò di mano e si ruppe sul colpo. Il cuore impazzito, scalciava come un cavallo imbizzarrito.
Avrebbe voluto mettersi a correre verso la luce, fuori da quelle tenebre, poi pensò a Gabriele.
Quante volte gli avrebbe volentieri schiacciato quel viso paffutello contro il muro, solo Dio lo
sapeva, ma era sangue del suo sangue.
Cercò di respirare e si voltò verso il fratello. La torcia dello smartphone di Gabri illuminava la
creatura che gli era appena passata accanto. E si sentì un’idiota.
-Accidenti, Trudy! Mi hai fatto cagare sotto!-
Anche il telefono era andato. Una sola torcia rimasta.
Ami allacciò il guinzaglio al collare del golden, prese per mano Gabriele e si affrettò verso
l’uscita. Avevano avuto fin troppe emozioni, dovevano riordinare le idee con calma. Magari
seduti nella loro camera, circondati da adulti. Lontano da quelle spaventose orme sulla terra.
Lontano da quell’inspiegabile piramide.
Pochi passi e sarebbero stati fuori. Potevano già avvertire il contrasto dell’aria esterna, afosa e
bollente, con quella interna, gelida e muffosa.
Poi, come spinta da una mano invisibile, la pietra che stava per donar loro la salvezza si
richiuse gettandoli nell’oblio.
Trudy non la smetteva di abbaiare e Gabriele di piangere. Amanda controllò il telefono del
fratello. Batteria al 12%. Spense la torcia.
-Ci sarà un’altra uscita, ne sono certa.-
Gabriele tirò su dal naso, poi disse: -E come credi di trovarla al buio?-
-Mantenendo il contatto con le pareti del corridoio e andando sempre diritti.-
Trudy smise di abbaiare e le leccò una mano. Era d’accordo.
-Ok, è deciso. Dammi la mano e non lasciar mai la presa. per nessun motivo.-
Gabri accettò riluttante e si asciugò il moccolo dal naso. La sua mente urlava MUMMIA
MUMMIA MUMMIA MUMMIA CON UN PIEDE LUNGO UN METRO!
Ma sua sorella aveva ragione. Non ne sarebbero usciti restando a piangere contro un muro.
Le pareti di roccia erano più gelide dell’aria che stavano respirando, ma fornivano un buon
orientamento. Proseguirono in silenzio fino a che il corridoio non presentò loro un bivio.
-Passami il telefono, conviene accendere un attimo la torcia.-
Non che si immaginassero una freccia con la scritta uscita, però…
Una sola parola era incisa nella pietra nel punto in cui il corridoio si diramava in due.
Una parola che subito non capirono, nonostante ne comprendessero il significato:
SORPRESA!!!


-Pensavo ci sarebbe stato qualcosa in più.- Disse Amanda sfilandosi il casco per la realtà
virtuale. Dalla sua voce, il superintelletto percepì delusione.
Dimmi, Amanda, cosa ti aspettavi di trovare?
Ella si alzò dalla poltrona e si stiracchiò per bene, poi si diresse in cucina a prepararsi un caffè.
-Non lo so, tornare a vestire i panni di una sedicenne è stato il punto di forza maggiore. Il
personaggio di supporto era noioso e banale. Anche la storia di per sé non era un granché.
Andiamo, una piramide che compare dal nulla sopra una collina!-
Volevi vivere un’avventura per ragazzi ambientata sulla Terra. Hai inserito tematiche
difficili da calcolare.

Ami si versò il caffè nella sua tazza preferita e si appoggiò al banco di vetro della cucina.
-Ma cosa vuoi che ci sia di difficile in un’avventura per ragazzi?-
Le variabili. Sono troppe. La fantasia dei giovani è difficile da catturare.
-E’ qui che sbagli. Non devi catturarla, ma liberarla.-
Non comprendo.
-Ti ho chiesto di inserire un elemento sorpresa verso la fine, e mi ritrovo la scritta
SORPRESA incisa nella pietra dentro la piramide. Ti sembra coerente con il resto della storia?
Dimmi, se avessi continuato cosa avrei trovato? Una stanza con un gruppo di amici pronti a far
baldoria? E’ ridicolo, capisci?-
Non credo.
-Devi usare il cuore. Perché una storia funzioni, non basta l’idea, per quanto originale
possa essere. Le emozioni, amico mio. Si tratta di far emozionare chi vive quella storia. Se non ci
riesci vuol dire che hai sbagliato qualcosa.-
Io non ho un cuore, Amanda. Però potresti indicarmi come le emozioni influiscono sulle
vostre scelte di pensiero, così da inserirle in archivio. Potrei imparare molto.

Amanda posò la tazza nel lavello, poi si avvicinò alla parete che trasmetteva le immagini
dell’esterno. Volavano veloci nel silenzio dello spazio profondo.
-Lascia perdere, concentrati sulla rotta. Quanto manca a Proxima?-
Due anni, quattro mesi, dodici giorni, tre ore. Circa.
-Ok, vado a farmi due passi nella serra al piano inferiore. Per quando torno gradirei
vivere una storia d’amore con un velo di sarcasmo piccante. Ambientala sulla Terra verso la fine
del 1960. Aggiungi un mistero da risolvere, magari un delitto. Questa volta vorrei avere
trent’anni.-
Input registrati.
-E lascia perdere le sorprese, cervellone.-
Amanda?
-Dimmi.-
Prima che tu scenda al livello inferiore ci tenevo a renderti partecipe di una cosa.
-Sono tutt’orecchi.-
Mi mancherai.
Amanda sorrise. I presupposti per la prossima storia erano buoni.

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