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SGOMBERO CANTINE

Lunga vita alla narrativa!

SGOMBERO CANTINE

-Smilzo, ti vogliono al telefono!-
Adriano si precipitò alla cornetta facendo tremare il pavimento dell’ufficio con la sua mole
possente. Prima di rispondere fulminò il suo socio con lo sguardo.
-Non chiamarmi così. Non osare più o ti rivolto quella faccia da schiaffi che ti ritrovi.-
Dodo fece finta ti tremare e gli passò il telefono.
-Qui parla Adriano di Sgombero Cantine di Chieri e dintorni, come posso esserle utile?-
La voce dall’altro capo della linea arrivò disturbata. Sembrava che la persona, indistinguibile il
sesso, parlasse sott’acqua.
-Avrei bisogno dei vostri servigi, signore.- Disse la voce.
Ma come cacchio parla ‘sto qua, pensò Adri. Posò la mano sul microfono della cornetta e
si rivolse a Dodo.
-Segna sul quaderno, idiota! Non posso pensare a tutto io!-
Dodo, coprendosi la mano con la bocca per non far scappare una sghignazzata, aprì
l’agenda e attese.
-Non la sento bene-, disse Adri -mi dica chiaro e forte di cosa ha bisogno.-
-Di sgomberare una cantina, signore.-
Cristo Santo, pensò Adri. Non ce la faremo mai.
-Ci occupiamo proprio di questo. Mi deve dare un indirizzo.- Stava cominciando a
spazientirsi.
La voce sott’acqua fornì l’indirizzo, poi aggiunse: -Troverete il cancello che porta nei sotterranei
aperto, scendete col carro, percorrete il corridoio fino al box numero 42. Lascerò le chiavi appese
e la busta con i contanti appena dentro. Gradirei che entro domani non ci sia più nulla. Non sarà
faticoso, solo qualche cianfrusaglia.-
Adri riattaccò il telefono alla base, prese le chiavi del Ducato e incalzò Dodo: -Forza,
coglione, è ora di portare a casa la pagnotta.-
Dodo, scattò come una molla.
-Ai tuoi ordini, Smilzo!-
Prima o poi gliela rivolto davvero la faccia, pensò Adri entrando a fatica nella cabina del
furgone.

Dieci minuti dopo il Ducato bianco percorreva la rampa dei box sotterranei e si fermò davanti al 42.

I due soci scesero e si guardarono intorno con disgusto.
-E dire che noi ne vediamo di posti di merda-, disse Dodo -ma questo merita il premio
Muffa dell’anno.-
-Tu parli troppo.- Disse Adri sollevando la saracinesca. Le chiavi erano al loro posto,
come la voce sott’acqua aveva detto. Subito dentro, appoggiata su di uno sgabello malconcio,
c’era la busta con i soldi.
-Sembra che non ci metta piede nessuno da secoli.- Dodo si coprì la parte passa del viso
con la sua bandana fortunata e si stiracchiò la schiena.

    -Ti serve una scrocchiata prima di cominciare?- Domandò Adri.
    -No, voglio caricare ste porcherie il prima possibile e poi farmi un bel bagno caldo. Sai,
    smilzo, se tu avessi una moglie sarebbe già lì ad aspettarmi nella vasca.- Sghignazzò.
    -Tu la muffa ce l’hai nel cervello. Datti una mossa!-
    S’infilarono i guanti da lavoro e si diedero da fare per due ore buone.
    Dodo si accese una Diana rossa e ne porse una ad Adri. Fumarono in silenzio, controllando di
    aver preso tutto il ciarpame.
    -E quello che diavolo è?- Domandò Dodo con la cicca penzolante dalle labbra.
    Sotto strati di polvere e muffa e terra spuntava qualcosa.
    Un anello di ferro arrugginito.
    Adri si avvicinò e con la scarpa smosse la superficie.
    -Cazzo! ma è…-
    -…Una botola.-
    Adriano afferrò l’anello con entrambe le mani e tirò con tutta la sua forza. Nulla. Troppo pesante.
    -Vieni a darmi una mano, imbecille!-
    Dodo si avvicinò titubante.
    -Forse dovremmo lasciarla chiusa. Qualunque cosa ci sia la sotto, l’avranno isolata per un
    motivo.-
    -Ti facevo più stupido, sai?- Grosse gocce di sudore colavano sul rotondo viso sotto
    sforzo di Adri. -Ma non hai pensato che magari ci hanno nascosto roba di valore. E, detto tra noi,
    sono stufo di spaccarmi la schiena per una paga della miseria. Questa potrebbe essere la svolta,
    Dodo!-
    -Una botola ricoperta di terra e muffa la chiami una svolta?-
    -Se non fossi così cagasotto l’avremmo già aperta e non dovremmo stare a perdere fiato.-
    Dodo fece un passo indietro. -Ho appena visto al cinema Dracula di Bram Stoker. E non sono
    interessato a scoprire cosa si nasconde nelle viscere della terra.-
    La botola si mosse. Adri continuò a tirare come se avesse un diavolo in corpo.
    -Il mio film preferito è Il colore dei soldi con Tom Cruise e Paul Newman.- Adri
    sbuffava.
    -Se continui così ti verrà un infarto, altro che soldi. Pesi 120 chili, ricordatelo.-
    Poi, con uno SBAM degno del mondo dei fumetti, la botola si spalancò facendo ruzzolare lo
    smilzo col culo per terra.

    -Non startene impalato come un imbecille! Aiutami a rialzarmi.-
    Dodo si mosse titubante verso Adri, senza mai abbandonare con lo sguardo la botola aperta.
    -Filiamo via di qui.- Disse afferrando il braccio del socio.
    Adriano si rialzò con fatica, si asciugò il viso imperlato di sudore, si liberò della presa di Dodo e
    si avvicinò al buco misterioso. Voleva vedere. Doveva vedere.

    -E’ più buio di una notte senza stelle.- Furono le uniche parole ad uscire dalla sua bocca
    impastata di polvere e ansia.
    Si sporse anche Dodo.
    -Questo è il buco di culo del mondo, ecco cos’è!-
    -E’ arrivato il poeta. Passami la torcia, piuttosto.-
    Il raggio di luce non sembrò scalfire minimamente l’oscurità che regnava là sotto.
    -Ora che hai visto che non c’è niente, possiamo andarcene?-
    -Silenzio! Sento qualcosa.-
    Difatti, seppur per gli occhi non ci fosse un risultato soddisfacente, tutt’altro era per le orecchie.
    Ciò che proveniva dal buio non era rassicurante. E cresceva d’intensità. Cresceva, cresceva,
    cresceva. Un suono che ricordava frequenze di una radio soffocate dall’acqua.
    Come quella voce
    Una frequenza sempre più penetrante e distorta, ma che sembrava avere una vita propria.
    -Non mi piace per niente-, disse Dodo – richiudiamola ora!-
    Adri sembrava intontito, imbambolato, stregato da quella sinfonia ancestrale.
    Si sedette all’estremità, le gambe a penzoloni nell’abisso.
    -Che diavolo stai facendo?!- Disse Dodo indietreggiando. -Io me la squaglio!-
    Lo smilzo si voltò verso di lui, i suoi occhi erano diventati neri come la pece. Come l’oscurità
    che stava in quel buco. Quando parlò, la sua voce sembrava provenire da un altro mondo. Un
    mondo oscuro, soffocato dall’acqua.
    -Una volta, tanto tempo fa’, non c’era nulla. Solo il vuoto e la mia essenza. Poi ho
    cominciato a intuire le potenzialità della vita, ho sprigionato l’energia necessaria a donare la
    scintilla che, in quasi 14 miliardi di anni ha continuato a espandersi e crescere e librarsi.
    Ora di me non resta che un brusio, una radiazione cosmica di fondo che quasi nessuno
    percepisce. E come succede in questi casi, mi sento terribilmente solo.-

    Le gambe di Dodo erano diventate gelatina.
    La sigaretta accesa cadde dalle labbra creando scintille nel buio.
    -Devo continuare a espandermi, ritrovare la frequenza. Ritrovare la Gioia.
    Adriano si alzò con agilità, le tenebre al suo fianco. Si mosse verso Dodo con la bocca
    spalancata.
    -Chi nel cuore ha un cielo di stelle ogni fratello abbraccerà, chi ti volterà le spalle
    nell’oblio si perderà.-

    Le mani tese verso una stretta amorevole, i due uomini si unirono con il richiamo ancestrale
    dell’universo.
    Una volta divenuti parte del tutto, la botola si richiuse e, sazia, attese che la polvere e la muffa si
    posassero nuovamente su di lei.
    In pace.

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